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Zucchero racconta il nuovo album D.O.C, traccia dopo traccia Riguarda i momenti più belli della super anteprima a Radio Italia! 07-11-2019

Zucchero ha presentato a Radio Italia il suo nuovo album D.O.C. che uscirà domani (venerdì 8 novembre).

Il pubblico presente nel Verti Music Place ha potuto ascoltare in anteprima mondiale alcune canzoni di D.O.C. e scoprire anche degli aneddoti. “Ho scritto 40 canzoni in un anno. Ne ho selezionate 11 in base a un filo che le lega", ha spiegato, ad esempio.

D.O.C. sarà protagonista del tour previsto nel 2020. A proposito di questa tournée, il cantante (età 64 anni) ha svelato: “Penso che Soul Mama sarà la canzone che aprirà i concerti”.

(Marina) Prima di iniziare l'intervista abbiamo parlato un po' con i tuoi fan. Qualcuno ha azzeccato il colore del cappello che avresti indossato. A proposito di cappelli, la tua collezione? (Zucchero) “Ne ho più di 200/250. Li ho comprati soprattutto nei mercatini delle pulci, in giro per il mondo. Ho iniziato con un cappello di mio nonno. Quando ho cominciato, ho pensato che mi servisse qualcosa che mi identificasse di più. Quando ho debuttato con Eric Clapton (gli facevo da supporter del tour) i giornalisti stranieri hanno scritto: 'Questo italiano matto dal cappello e dalla voce di cuoio'. Da lì come facevo a togliere il cappello?

(Marco) Questa sera ascolteremo in anteprima mondiale D.O.C., il tuo nuovo album...(Zucchero) “È un disco che va ascoltato. C'è un po' di soul, elettronica, strumenti organici”.

(Marco) La prima traccia di questo album è Soul Mama. La prima traccia ha sempre una responsabilità... (Zucchero) “Penso che sarà anche la canzone che aprirà i concerti. Il gospel coinvolge. La prima volta che ho visto una messa afroamericana sono rimasto impressionato da come il coro, composto da 40 persone, andasse in trance. In una messa gospel c'è sia il sacro sia il profano. Quando sono andato io ho visto donne con le minigonne”.

(Marco) Il gospel cos è? (Zucchero) “È aggregazione. È molto forte. Una cosa è vederlo nei film o nei documentari, un'altra è vederlo. C'è gente che sembra avere un orgasmo divino. In poche parole, le messe gospel sono meno noiose di quelle normali. Sono più coinvolgenti. Sull'altare ci sono anche musicisti. Poi c'è questo predicatore che urla cose come: 'C'è una luce infondo'”.

(Marina) Hai selezionato 11 tracce, ma ne hai scritte 40. In base a cosa hai fatto la selezione? (Zucchero) “Ho scritto queste 40 canzoni in un anno. Ne ho selezionate 11 in base a un filo che le lega. I testi fanno la differenza. Ci sono testi venuti meglio e testi venuti meno bene. Quelli venuti meno bene li lasci da parte, li aggiusti e poi li proponi per un altro album”.

(Marina) D.O.C. è un disco mondiale... (Zucchero) "Sì, a Pontremoli (Massa Carrara) ci abbiamo lavorato. Il mio produttore (Don Was) voleva che andassi in America a produrlo, ma io non avevo voglia. Allora abbiamo deciso di vederci a metà strada e, con il compasso in mano, abbiamo capito che dovevamo vederci in Islanda. Qui, è stata fatta la pre-produzione. La produzione a Los Angeles. Ci ho lavorato per un anno. Non è facile rinnovarsi rimanendo sempre gli stessi. Poi, non è semplice rinnovarsi dopo 17 anni, dopo aver scritto anche canzoni per gli altri. Comunque cerco sempre di non ripetermi. Cerco sempre di fare un album che non sia una protesi del precedente”.

(Marco) Di tanto in tanto arrivano personaggi che si tuffano nel tuo mondo, ad esempio, Frida Sundemo... (Zucchero) “Proprio per questa voglia di rinnovamento, non ho contattato artisti grossi, come avevo fatto in passato. Ho cercato artisti giovani che ultimamente mi avevano colpito. Ho puntato su dei giovani che fossero giovani anche come scrittura, come arrangiamento. Frida Sundemo mi è stata suggerita. Appena l'ho sentita, ho pensato che fosse perfetta. Nel DNA sembra avere della mediterraneità. Ha questa voce da usignolo. Una voce pura. Quando ho deciso di fare il duetto con lei non ci siamo accordati su cosa fare. Lo ho chiesto di farla all'unisono”.

(Marco) Con la canzone Cose che già sai, in duetto appunto con Frida Sundemo, viaggi... (Zucchero) “Questa canzone trasmette proprio questo. Invita a chiudere gli occhi. Ha una musica da film. Parte piano e poi esplode. Queste due voci all'usino... A me continua a emozionare anche se ci ho lavorato e l'ho sentita tante volte. Penso che una canzone debba emozionare”.

(Marco) Possiamo chiedere conferma ai tuoi fan, se vuoi... (Zucchero) “Io penso di aver instaurato con i fan un rapporto molto sincero, diretto e vero. Non mi sentirai mai dire: 'Grazie di esistere. 20mila cuori che battono all'unisono. 40 occhi che piangono'. Neanche io voglio sentirmi dire: 'Grazie di esistere'. Io esisto perché ci sono loro. Al massimo mi sentirai dire: 'A buon rendere'”.

(Marco) Io mi voglio fare portavoce dei musicisti che ti seguiranno in tournée. Sono previste 20 date al mese, in tutto il mondo... (Zucchero) “Ci riposeremo in Italia. Diciamo che anche per i musicisti, soprattutto per quelli americani, un concerto in Italia è una sorta di vacanza. Mangiano e dormono bene. Vedono dei bei posti. I concerti risentono positivamente di questa felicità”.

(Marina) Dai, non fai neanche un po' il divo in camerino? (Zucchero) “No, non faccio nulla. Fumo 100 sigarette e basta”.

(Marco) Sono in programma ben 12 date all'Arena di Verona... (Zucchero) “Penso che ce ne saranno altre. Gli anni scorsi ne abbiamo fatte 21. È un piacere suonare lì. C'è gente che viene anche dall'Australia dal canada per vedermi all'Arena. È una location romantica. Se sei giovane e pieno di ormoni è un bel posto (ride)”.

(Marina) Uno dei singoli di D.O.C. è Testa o croce. Che rapporto hai con la monetina? (Zucchero) “La uso tantissime volte, la aggiusto (ride). In realtà, se c'è un cestino o un paiolo, se lo becco andrà come dico io, sennò non andrà come dico io. Quindi comincio a gettare cose nel cestino”.

(Marco) Hai detto che sei geloso di D.O.C.... (Zucchero) “Sì, sono geloso di questo album. Sono andato più in fondo, mi sono messo a nudo. Ci sono meno battute da bar, doppi sensi. C'è più impegno civile. Tocco dei temi un po' più attuali. Parlo del mondo che mi mette un po' in ansia. Il titolo doveva essere 'Suspended times'. L'oggi lo vedo così. La libertà è apparente. Siamo costantemente controllati dai social, dal web. Lo dico anche in 'Freedom'. Apparentemente sembra parlare di un amore che finisce per la libertà. In realtà il soggetto è la libertà. Pensiamo di essere liberi, ma non lo siamo. Ho espresso questo concetto anche nel video con il cavallo che corre e che incontra una bambina. Solo attraverso uno sguardo fa capire a lei che vuole essere libero”.

(Marco) Questo organo che sentiamo è un farfisa... (Zucchero) “È uno dei primi organi che simulavano i fiati. Mi sono esercitato su un farfisa per imparare l'organo. L'organo costava poco. Non me lo potevo permettere. Quindi, ho preso un farfisa e me lo sono pagato a rate. In 'Freedom' suona Rag'n'Bone Man”.

(Marina) Prima abbiamo notato che ti sei un po' innervosito alla parola “Follower”... (Zucchero) “I social facilitano le connesioni, la pubblicità e aiuta i nuovi talenti. Quello che per me non è accettabile è il fatto che ha creato una nuova solitudine. Non c'è interazione umana, soprattutto tra i giovani. I like lasciano i tempi che trovano”.

(Marco) Questi ragazzi hanno questo trampolino. Per te all'inizio non è stata facile. Cos'è che ti ha fatto andare avanti? (Zucchero) “Avevo un po' di autostima. Ero quasi depresso. Cominciavano a dirmi: 'Dove vai? Non sei bello. Non sei cool'. Quindi mi sono detto: 'Va bene allora non fa per me'. Avevo interrotto gli studi di veterinaria, aveo sciolto la band. Non era piacevole cantare canzoni degli altri, quando avevo voglia di cantare canzoni mie. Mi sono detto: 'Adesso gli do un taglio'. In realtà, poi, ho ricevuto una telefonata, nella quale mi veniva proposto il Festival di Castrocaro. Mi sono tappato il naso e l'ho fatto. Da lì ho avuto un contratto discografico”.

(Marco) Ho letto dei nomi incredibili tra i musicisti, ad esempio Jon Hopkins... (Zucchero) “Io lo chiamo Magic. Lo chiudi una stanza, gli dai l'ossatura del brano, già suonato da musicisti, e gli dici: 'Dammi un po' di magia, di polvere di stelle'. Jon dà delle sensazioni al brano. È un mago. Non a caso ha suonato in tutto l'album 'Viva la vida' dei Coldplay. Fa i suoi set in giro per il mondo. È un giovane molto talentuoso”.

(Marina) Prima stavamo parlando di Jon Hopkins... In carriera hai incontrato tante persone. Ti danno la possibilità di scambiare la tua vita con uno di questo: con chi lo faresti? (Zucchero) “Ho sempre incontrato persone semplici, genuine. Io sto bene come sono. Forse mi scambierei con Bono. Non essendo irlandese, è più goliardico. Beve birra, mangia, ride e fa le battute. Mi sento più vicino a lui”.

(Marco) In D.O.C. quanto slempito c'è? (Zucchero) “Slempito tradotto in italiano significa energia. Ce n'è tanto, soprattutto nelle canzoni più veloci. Ce n'è comunque anche in quelle più lente. Ho cercato di evitare la noia, perché la noia è terribile. È terribile nella vita di tutti i giorni, ma soprattutto nella musica”.

(Marina) C'è una canzone pensata per i momenti romantici? (Zucchero) “Ce n'è meno rispetto agli altri album. Sarà l'età che avanza (ride). C'è un leggero inizio di redenzione furbacchiona. Vista l'età che avanza sto iniziando a trattare bene quelle entità (ride). È meglio avere una porta per scappare”.

(Marco) È bellissima anche la copertina di D.O.C., ma tu non ci sei... (Zucchero) “Ci sono io comunque. C'è un cappello, un campo di mais, un tramonto, delle radici che sono sempre più profonde. C'è anche una chitarra”.

(Marco) A chi devi dire grazie? (Zucchero) “Al mio pubblico che mi permette di continuare a fare la mia musica. Ogni volta che inizio a fare un album mi dico che è difficile arrivare, ma è più difficile giustificare. Giustificare nel senso che ogni album che faccio, ogni tournée che tengo, deve essere all'altezza di quello che pensano loro di me e che vogliono loro da me. Bisogna sempre fare il massimo. Spero di essermi giustificato”.


Autore:
Mara Bizzoco
07-11-2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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