Ivano Fossati: “Ecco Le donne di ora di Giorgio Gaber. Io sono la band” Un inedito e un album “leggero e tascabile” per i 15 anni senza Giorgio 20-03-2018
“Le donne di ora” di Giorgio Gaber è un brano inedito e un album prodotto da Ivano Fossati, che ne parla a Milano al Cantiere Evento del Teatro Lirico, presto intitolato proprio al Signor G, ai giornalisti con casco giallo di sicurezza. È una delle iniziative di Milano per Gaber 2018 e della Fondazione Giorgio Gaber nei 15 anni della morte dell’artista, avvenuta nel 2003.
Il disco, in uscita venerdì 23 marzo e a breve in vinile, contiene una canzone mai pubblicata, la title-track, ultima registrazione del cantautore. È ideato e prodotto da Fossati, che ha riletto 14 brani di Gaber con le più moderne tecnologie del suono e pensando soprattutto ai giovani ascoltatori: “Secondo me ci può essere una revisione completa del suo lavoro”, ha detto, “In studio ho provato a fare la scaletta di un secondo disco ed è venuta fuori in 15 minuti, con canzoni bellissime”.
ALBUM. A proporre di fare il disco è stato proprio Ivano dopo un incontro al Piccolo Teatro, svela la figlia di Giorgio Dalia Gaberščik. “Un anno fa”, racconta Fossati, “Stavo parlando di musica nel mio laboratorio all’università di Genova con i ragazzi di Lettere, dove esploriamo le tecniche produttive dell’industria musicale. Quel giorno si è parlato di Gaber: è stato subito chiaro che questi 40 studenti, molto informati di musica, avevano un’opinione altissima di Giorgio ma non lo conoscevano bene, sapevano solo qualche canzone sparsa. Ho pensato: proviamo a colmare questo gap. I ventenni sono abituati ad informarsi ma anche ad ascoltare il suono. Abbiamo restaurato i brani, senza tradire la voce meravigliosa di Giorgio: è stato un imperativo categorico per me e per il tecnico del suono. Abbiamo fatto un’operazione simile a quella del restauro in pittura: dovevamo fare in modo che suonassero come in origine o anche meglio, perché alcune erano incisioni degli anni 60. Abbiamo cercato di saldare il Gaber prima maniera con quello del teatro canzone: è un grandissimo artista ancora da conoscere e capire fino in fondo”.
Come sono state selezionate le tracce? “Lasciare fuori certe canzoni non è stato facile. La scelta della scaletta è stata lunga, entravano idee da ogni parte, ho fatto un percorso logico per agganciare i due Gaber, quello discografico e quello teatrale. La bella canzone di Sergio Endrigo ‘Te lo leggo negli occhi’ mi serviva perché si leggesse la generosità di Giorgio, qui solo cantante che interpreta un grande brano di un altro autore. Ho sentito la responsabilità della scaletta delle canzoni, ci siamo confrontati con Dalia, volevo essere rassicurato”. Come si è mosso dal punto di vista tecnico? “Ho lavorato già sui file digitali fatti in origine, alcuni anche non perfetti. Nei primi anni 80 le case discografiche digitalizzavano tutto in fretta perché dovevano mettere in commercio i cd, spesso con errori dentro, rumori o opacità: oggi si possono fare lavori che solo cinque anni fa erano impossibili”.
INEDITO. Durante la lavorazione del disco è spuntata la canzone “Le donne di ora”, scritta nella primavera del 2002 e incisa nel novembre successivo, con la visione ironica e disincantata dell’universo femminile secondo Gaber e Luporini: non fu inserito nel disco “Io non mi sento italiano”, uscito postumo nel gennaio 2003. “Che fortuna!”, dice Ivano, “L’idea spericolata era fare un disco leggero e tascabile con 14 canzoni, dal 1958 di ‘Ciao ti dirò’ agli ultimi capolavori. Poi è saltato fuori il brano inedito, tralasciato e abbandonato: una registrazione non finita con basso, batteria, chitarra classica e nient’altro. Mi hanno detto che Giorgio la pensava addirittura come un singolo ma non era venuta come voleva lui per motivi di arrangiamento, velocità e fretta perché il suo album doveva uscire. Così è diventata una canzone di Gaber con una band, che sono io: ho suonato tutti gli strumenti che mancavano. Mi sono ispirato a Van Morrison: un suono ruvido e generoso, potente ma non patinato: ho cercato di farlo così”.
Di cosa parla il testo? “In questa canzone le donne impensierivano Gaber: una visione lucida, ironica e tagliente. Io non sono impensierito. Non so se sarei stato capace di scrivere una canzone così: forse sul tema avrei scritto cose banali. Invece Giorgio entrava nel profondo, era la sua chiave. Io scrivo in un modo più chiaro o scuro, le mezze tinte non sono il mio forte”. “Avevamo nel cassetto un unico inedito di mio papà”, spiega Dalia, “è attuale e abbastanza sconvolgente, sembra scritto ieri. Seguirà un ciclo di incontri che girerà l’Italia nelle scuole, anche grazie a mio figlio Lorenzo, nipote di Giorgio, che va a fare gli incontri con gli studenti”.
TOUR. L’album sarà presentato ai giovani in varie città italiane attraverso una serie di incontri-spettacolo con Ivano Fossati, arricchiti da video e condotti da Massimo Bernardini, biografo di Gaber, noto autore e conduttore televisivo. Il primo appuntamento è martedì 27 marzo, al centro dei quattro eventi della nuova edizione di Milano per Gaber. Poi ci sarà l’inaugurazione del 15esimo Festival Gaber a luglio al Teatro dell’Olivo di Camaiore, in Versilia: una serata già in programma anche in altri Comuni toscani.
STORIA. Quando si sono conosciuti Giorgio Gaber e Fossati? “Ci siamo visti la primissima volta negli anni 80 a casa sua a Milano”, racconta Ivano, “Avevo un’idea molto vaga di teatralizzare i miei concerti e sono andato a chiedergli consiglio. ‘Se lo fai fra due o tre mesi ti do una mano, ora no perché sono in teatro’, mi ha risposto e così non se n’è fatto nulla. Poi ho visto i suoi concerti: ho imparato una buona parte di come si sta in scena da lui. Ci siamo visti a cena dopo i concerti, abbiamo parlato… Una volta eravamo ospiti di un programma in tv di Adriano Celentano: in un camerino io e lui, con mia moglie Mercedes, ci siamo raccontati molte cose di noi. ‘Chissà dove te ne vai’, tra le canzoni discografiche del suo primo periodo, è quella che amo di più e, insieme a ‘Com’è bella città’, è il punto dove Gaber si salda con il Signor G del teatro”.
Quando Giorgio decise di fare un disco in studio dopo tanti anni nel 2001 chiese a Fossati di produrlo perché era l’artista che stimava di più dal punto di vista delle sonorità e non solo, ma purtroppo lui non poteva: così oggi si chiude un cerchio.
TEATRO. La presentazione del progetto si tiene a Milano, nella torre scenica al Cantiere del Lirico, che verrà dedicato a Gaber: “Torno in questo teatro dopo più di 30 anni”, confessa Dalia, “Sono emozionatissima, l’intitolazione è un segno tangibile del forte rapporto con la città”. “Mi dicono che era la seconda casa del nonno”, aggiunge Lorenzo, “Ho già fatto un centinaio di lezioni, mostriamo filmati e suono qualche canzone. Il disco di Ivano può essere uno strumento nelle classi, sono molto felice”.
L’assessore alla Cultura Filippo Del Corno dichiara: “È una scelta simbolica e importante. Gaber ha avuto un legame importantissimo con questo luogo, è giusto dedicare uno degli spazi teatrali e musicali più importanti della città a un nostro grande artista”. Il Cantiere Evento è un esperimento, un’attività parallela che attraversa i lavori: il teatro riceve le visite di scuole, imprese e altri soggetti diventando un luogo vivo e uno spazio per la cultura, aperto ai cittadini.