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Ex-Otago, da Sanremo al tour: “Faremo festa anche quest'estate” Gli abbracci di “Solo una canzone” e il docufilm “Siamo come Genova” 18-02-2019

Gli Ex-Otago presentano a Radio Italia solomusicaitaliana il loro album Corochinato, il docufilmSiamo come Genova” e il tour, che partirà il 30 marzo e che continuerà anche in estate. Nel Verti Music Place, Maurizio Carucci, Francesco Bacci, Simone Bertuccini e Olmo Martellacci parlano con Mauro Marino e Manola Moslehi degli abbracci di “Solo una canzone” e dell'esperienza al Festival di Sanremo.

L'avete già raccontato ma, per i più distratti, ripetiamo da dove viene il vostro nome?È un po' una supercazzola che ci portiamo dietro da più di 15 anni. Abbiamo visto un film di serie C con una squadra di rugby della Nuova Zelanda di nome Otago che riusciva a vincere campionato contro ogni aspettativa. Ci siamo chiamati Otago per circa un quarto d'ora e abbiamo iniziato a fare musica di vario genere. Abbiamo capito che il mercato non era pronto, che noi non eravamo pronti, così ci siamo sciolti, siamo diventati Ex-Otago e da lì in poi abbiamo iniziato a fare pop”.

Com'è dopo Sanremo?Siamo freschi come rose a dicembre. Siamo molto felici perché siamo riusciti ad andare a Sanremo in maniera molto easy, molto 'otaga': il nostro obiettivo era cantare, emozionarci ed emozionare. Non ci è mai interessato nulla del posizionamento, volevamo solo fare bene. Ci siamo divertiti, non abbiamo dormito niente e abbiamo fatto anche un bel Dj set per Radio Italia. Non abbiamo capito bene cosa sia la classifica. Speravamo che questa nostra canzone diventasse un classico della musica italiana. Tanti pezzoni sono arrivati in basso a Sanremo e poi sono diventati un successo, si pensi a Vasco Rossi, ai Negramaro... La nostra ambizione è che, se un domani al Festival venissero reintrodotte le cover, qualcuno cantasse Solo una canzone”.

Solo una canzone” è meno immediata di “Tutto bene”, che entra in testa come un tarlo. Anche per voi è entrata piano piano nel cuore o è stato amore a primo ascolto?Ha avuto un consenso crescente, è meno immediata, anche perché ha un testo con una certa complessità, parla dell'amore in uno stadio non comune. A volte le cose che han bisogno di più tempo entrano di più. Per noi era la canzone giusta per Sanremo, esiste da un paio d'anni, ha avuto una lunga gestazione ma è tra le nostre preferite. Abbiamo notato che la stampa voleva da noi un pezzo di rottura, visto che veniamo da un mondo indipendente, ma noi in realtà veniamo dalla scena pop, siamo arrivati con pezzo super otago e la nostra fan base l'ha riconosciuto”.

Per 3 giorni al cinema viene proiettato il docufilm “Siamo come Genova”, che ripercorre la vostra storia artistica e personale... Per noi è un onore grandissimo. Non capita tutti i giorni di uscire con un disco nuovo, di andare a Sanremo e di fare un film. Non era scontato che la gente venisse a vedere un film su di noi e su Genova. Io faccio anche il contadino, quindi per girare sono venuti tra le vigne a casa mia, in mezzo ai buoi, per mostrare anche la nostra parte più intima. Abbiamo sempre cercato di creare rapporto forte con il pubblico. Possiamo dire che per noi è un capolavoro, è un'otagata? Spesso i docufilm raccontano un inizio o una fine, il nostro invece il non essere ancora e il non essere più. Tra due dischi cerchiamo di capire chi diavolo siamo e proviamo a risponderci scrivendo canzoni e andando in tour. Tra un album e l'altro ti ritrovi come quando cammini e appoggi un un piede solo. Il regista Paolo Santamaria ha racchiuso questo momento, la disperazione di quando non riesci a chiudere le canzoni e ti cambi la pelle”.

Come è nata la storia degli abbracci di “Solo una canzone” che avete portato all'Ariston?L'abbraccio è uno di quei gesti che gli esseri umani hanno inventato e che è giusto replicare, soprattutto in questo periodo storico, fa bene l'abbraccio tra gente e tra popoli. La meniamo tre minuti con questo 'abbracciami per favore', quindi e abbiamo dato un'immagine visiva a questo, abbracciando gente a caso”.

Parliamo degli instore. Mancano pochi appuntamenti, state presentando il vostro album “Corochinato”... “Siamo in giro da una settimana, abbiamo fatto le principali città. Prima ci sono i firmacopie e gli abbracci, poi andiamo al cinema con la gente. Questa sera siamo a Torino, domani a Bologna, poi a Padova. E poi torniamo a casa”.

Però non state molto a casa perché il 30 marzo parte il tour...Lì si può percepire l'apice più alto del nostro progetto, ovvero la parte live. Abbiamo tutti gli strumenti per fare un concerto vero, non solo musicale, ci saranno cose molto fighe e otaghe e molta autoironia. Noi siamo gente che si diverte molto. Ovviamente ci si emozionerà anche”.

Ci sarà anche un'appendice estiva?Altro che appendice. Non ci saranno doppie date. Faremo 9 date adesso e più di 20 quest'estate, ma non sappiamo ancora dove e quando. Nei club sarà una cosa più intima e narrativa, mentre quest'estate faremo un festone all'aperto. Cose diverse ma complementari. Inseguiteci per rimanere aggiornati”.

Avrete ospiti? “Nella prima parte no, volutamente, 'Corochinato' non ha collaborazioni mentre il precedente 'Marassi Deluxe' era fatto tutto di featuring. Quest'estate ci saranno degli amiconi che ci faranno divertire ancora di più”

Possiamo dire che portate bene perché la squadra di rugby da cui avete preso il nome è prima in classifica?Davvero? Questa è una bella notizia”.


Autore:
Chiara Cipolla
18-02-2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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