Menu
ASCOLTA Radioitalia GUARDA Radioitalia TV WEBRADIO
Ascolta
TROVA LA TUA FREQUENZA GENOVA (GE) 106.300

Ermal Meta ricorda il suo arrivo in Italia: 26 anni della nuova vita “Non fu amore a prima vista. Adesso siamo totalmente in simbiosi” 16-06-2020

Ermal Meta ha ricordato il suo arrivo in Italia 26 anni fa con un toccante post su Instagram: “Il 16 giugno del 1994 persi la vita che avevo per viverne un’altra”.

Dopo aver attraversato il mare, mise i piedi su una terra straniera: “Italia la chiamavano, si chiama ancora così. Non ne sapevo nulla, ma lentamente ho iniziato a guardarla e poi a vederla. Poi mi sono lasciato guardare a mia volta”, ha raccontato l'artista, nato il 20 aprile 1981 in Albania.

Ermal ha scritto che non fu amore a prima vista, “ma qualcosa da costruire con fatica, pazienza, lotta e infine pace”: “Adesso siamo totalmente in simbiosi anche se ogni tanto mi fa perdere le staffe. Succede quando vedo alcuni che non hanno dovuto fare fatica per farsi amare da lei, trattarla come se ci fosse un posto più bello o migliore in cui vivere, quando l’arroganza viene chiamata forza, quando ci dimentichiamo che non saremo qui per sempre mentre lei sì”.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Oggi compio 26 anni. Ero già vivo quando nacqui, avevo 13 anni e il 16 giugno del 1994 persi la vita che avevo per viverne un’altra. Attraversai il mare e misi i piedi su una terra straniera. Italia la chiamavano, si chiama ancora così. Non ne sapevo nulla, ma lentamente ho iniziato a guardarla e poi a vederla. Poi mi sono lasciato guardare a mia volta. Non fu amore a prima vista, ma qualcosa da costruire con fatica, pazienza, lotta e infine pace. Adesso siamo totalmente in simbiosi anche se ogni tanto mi fa perdere le staffe. Succede quando vedo alcuni che non hanno dovuto fare fatica per farsi amare da lei, trattarla come se ci fosse un posto più bello o migliore in cui vivere, quando l’arroganza viene chiamata forza, quando ci dimentichiamo che non saremo qui per sempre mentre lei si. Ci vedrà passare e lasciare tracce più o meno profonde. Lei non si arrabbia, sorride e a guardare bene, ogni tanto, in quel sorriso c’è dell’amarezza. Quando sbaglio le dico “dai sono giovane, ho solo 26 anni”, sperando di cavarmela, ma lei lo sa che ho barato, glielo ha detto la mia terra d’origine che si trova di fronte. Quella terra era una madre troppo povera e troppo disperata per occuparsi di tutti i suoi figli, così alcuni di loro li mandò da sua sorella, di fronte. Sotto il mare le loro mani sono avvinghiate dalla notte dei tempi come quelle di giganti sdraiati e noi piccoli uomini crediamo di appartenere a mondi diversi solo perché non vediamo con gli occhi questo legame. Non ci accorgiamo che parliamo la stessa lingua quando amiamo, quando gioiamo, anche quando ci incazziamo, quando ridiamo, quando ci abbracciamo, e che parliamo lingue diverse solo quando parliamo. Sorrido quando penso a quel giorno, ricordo che tremavo costantemente, come se facesse freddo. Avevo la sensazione di andare lontanissimo. Se potessi incontrare quel bambino per pochi secondi gli direi: “ehi, non ti preoccupare, stai solo andando a casa di tua zia che ti tratterà come un figlio.”

Un post condiviso da Ermal Meta (@ermalmetamusic) in data: 16 Giu 2020 alle ore 4:28 PDT

Il cantautore ha anche ricordato il suo Paese natìo, l'Albania: “Quella terra era una madre troppo povera e troppo disperata per occuparsi di tutti i suoi figli, così alcuni di loro li mandò da sua sorella, di fronte. Sotto il mare le loro mani sono avvinghiate dalla notte dei tempi come quelle di giganti sdraiati e noi piccoli uomini crediamo di appartenere a mondi diversi solo perché non vediamo con gli occhi questo legame. Non ci accorgiamo che parliamo la stessa lingua quando amiamo, quando gioiamo, anche quando ci incazziamo, quando ridiamo, quando ci abbracciamo, e che parliamo lingue diverse solo quando parliamo”.

Ermal Meta ha ricordato che quel 16 giugno 1994 lui era 13enne e tremava, perché aveva la sensazione di andare lontanissimo.

L'artista ha concluso così il post: “Se potessi incontrare quel bambino per pochi secondi gli direi: 'Ehi, non ti preoccupare, stai solo andando a casa di tua zia che ti tratterà come un figlio'”.


Autore:
Chiara Cipolla
16-06-2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Informativa breve e richiesta consenso sull’uso dei cookie
Questo sito utilizza cookie tecnici, di profilazione e di marketing, anche di terze parti, per le proprie funzionalità e/o per inviarti pubblicità, contenuti e servizi in linea con le tue preferenze.
Per saperne di più o negare il consenso a tutti o alcuni cookie CLICCA QUI.
Continuando la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie.

ACCETTO