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Briga, Che cosa ci siamo fatti: “Un album controtendenza e contraddittorio” “Sono partito dal rap perché non ero ancora sicuro della mia voce” 29-05-2018

Briga, nome d’arte di Mattia Bellegrandi, presenta il nuovo discoChe cosa ci siamo fatti”, in uscita venerdì 1 giugno: si tratta di un concept album sull’incapacità relazionale dei ragazzi e sulle loro insicurezze, anticipato dall’omonimo singolo.

In concomitanza con l’uscita del disco l’artista inizierà un instore tour, al via l’1 giugno con un doppio appuntamento, a Varese e a Milano. Per i live, invece, bisognerà aspettare dopo l'estate.

Intanto l’artista pensa a una ricorrenza importante, il suo decennale, che cade il prossimo anno: “Devo decidere come festeggiare. Sicuramente rispolvererò canzoni vecchie mai uscite in commercio per riarrangiarle e ricantarle. A 17 anni non mi tenevo, dovevo mettere tutto in una canzone, poi ho imparato a gestire le frasi, magari rielaborerò qualcosa”.

Che cosa ci siamo fatti”, ispirato al suo romanzo “Novocaina - Una storia d’amore e di combustione” di cui è la colonna sonora, segna un cambiamento nel percorso artistico del cantautore romano, che è partito dal rap per arrivare al british rock: “Penso che il cambiamento fosse già preannunciato: vengo dal rap ma sono sempre stato un rapper atipico, ho sempre legato strofe serrate con ritornelli melodici e aperti. Ho iniziato con il rap perché non ero ancora sicuro della mia voce”.

E parlando della sua voce, Mattia racconta di essere stato vocalmente accostato a Claudio Baglioni e a Umberto Tozzi, dice di apprezzare molto Antonello Venditti e Gianluca Grignani ma aggiunge di non ispirarsi alle voci di altri per non cadere nel tranello dell’emulazione.

L'artista parla anche di cinema e film: vorrebbe infatti che “Novocaina” diventasse un lungometraggio perché è già scritto come una sceneggiatura. “Il romanzo e il disco, insieme, sono una denuncia sociale, sono un quadro della nostra generazione, in cui la gente vaga impazzita come la pallina di un flipper”.

Che cosa ci siamo fatti” è un albummalinconico, sfrontato, elegante e tachicardico”: “Ho scritto e suonato il disco che desideravo da tempo facendo leva sulle esperienze accumulate nella mia vita fatta di musica, libri, viaggi, persone, amori, quartieri, calcio, vizi e domande”, ha detto Briga che in questo lavoro ha usato le varie sfaccettature dell’amore per capire come sta andando il mondo. La cover lo rappresenta in una piscina vuota: “È una metafora del corpo umano, la piscina vuota non serve a niente, proprio come un corpo senza anima. Non ho usato parolacce in questo album ma i concetti sono molto crudi”.

È un Briga consapevole e sicuro di sé quello che appare nella conferenza stampa di presentazione di “Che cosa ci siamo fatti”: “Ho lavorato tantissimo per fare un disco di questo tipo. Non voglio fare quello in mezzo a tanti, non inciderei mai il mio nome su una panchina in mezzo a quello di tanti, voglio che il mio nome stia da solo. Non mi sono svegliato una mattina con la velleità di fare il musicista, non sono qui perché lo ha deciso un programma televisivo ma perché sono dieci anni che faccio questa cosa e so di cosa parlo. Ho trattato questo progetto con una mentalità anacronistica, con un rispetto che non è di questi tempi, nei confronti della musica e del senso etico che ho di musicista e cantante. Nel 2018 è difficile mantenere questa attitudine, il pensiero fisso è ormai fare la hit”, racconta Briga.

A questo proposito, è molto eloquente il pensiero scritto all'interno dell'album: “Questo disco è controtendenza, non ha mercato e non è radiofonico. Se stai leggendo, vuol dire che lo hai comprato. Se lo hai comprato, vuol dire che mi hai dato fiducia. Se mi hai dato fiducia, hai sbagliato. Se hai sbagliato, fottitene e continua a sbagliare”.

L’apertura del disco, definito dallo stesso artista “contraddittorio”, è affidata a “Se ti sbranassero gli squali”, che riprende alcune stanze dell’omonima poesia che chiude il romanzo “Novocaina”. Si continua con “Che cosa ci siamo fatti”, il brano più psichedelico dell’album, per arrivare alla ghost track di nove minuti “Volevo essere per te”, il pezzo che più si avvicina alla sonorizzazione cinematografica e che vede la collaborazione di Boosta dei Subsonica, passando per la centralissima “Ciao papà”, in cui Briga fa i conti con se stesso e metabolizza ciò che è oggi raccontandolo al padre.


Autore:
Chiara Cipolla
29-05-2018 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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