Biagio Antonacci, Chiaramente visibili dallo spazio: “È l'album più bello” A Radio Italia parla del disco, di Laura Pausini, Édith Piaf e imita Mogol 11-12-2019
Biagio Antonacci presenta a Radio Italia il suo nuovo album Chiaramente visibili dallo spazio, lanciato dal singolo Ci siamo capiti male: “Chiaramente visibili dallo spazio potrebbe essere l'inizio di un viaggio lunare”, commenta l'artista.
Il minimalismo del disco, l'assenza di duetti, l'esserci, Laura Pausini ed Édith Piaf, i sogni del ragazzo di Rozzano e il re-innamoramento per la musica: Antonacci si racconta a Mauro Marino e Manola Moslehi, parlando anche di live e regalando imitazioni di Mogol.
“Chiaramente visibili dallo spazio potrebbe essere l'inizio di un viaggio lunare”, commenta l'artista in diretta con Mauro Marino e Manola Moslehi.
Ecco come è nato il nuovo album di @BiagioAntonacci “Chiaramente visibili dallo spazio”! #BiagioRadioItalia
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Prima, in camerino ci dicevi che questo è un disco a cui tieni molto, forse perché ti piace la copertina... “Tutti i cantautori dicono 'Questo è il più bello della mia carriera'. Per molti resteranno le canzoni, ma questa copertina è nella mia storia, vorrei essere ricordato anche per le mie immagini. Nella foto di copertina sono davanti a una chiesa non cattolica, si chiama Fort qualcosa, non mi ricordo mai il nome, è fuori New York. Valerio Spada è il fotografo”.
Perché hai scelto il titolo Chiaramente visibili dallo spazio? “Non c'è un senso. È nata di getto questa canzone. So solo che le cose quando le guardi dall'alto le noti più vicine, più ordinate. Anche se vedi città che continuano a esplodere e a vincere sulla natura, non vedi la parte cattiva”.
.@BiagioAntonacci canta con una piccola fan!
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In questo disco hai utilizzato linguaggio più immediato... “È il più bel disco che ho fatto, io non posso dirlo però (ride ndr). Mi sono ritrovato il Biagio degli anni '90, quando le canzoni nascevano e non si pensava che sarebbero diventate un disco. Ho scritto le canzoni in due due anni e mezzo di tour e incontri e poi sono rimaste lì, come pensieri. È nato tutto di getto, quindi se vi piacciono è merito mio, se non vi piacciono non è colpa mia”.
In controtendenza, non ci sono duetti... “Non è così scontato. Ho fatto duetti, anche abbastanza sperimentali e nuovi. Questo album invece è venuto così. Ho fatto un viaggio bellissimo con il maestro dei maestri, Giulio Mogol, e ogni volta che gli chiedo qualcosa su una sua canzone risponde: 'Non è colpa mia, non volevo scriverla'. Da lì ho detto: 'Adesso rispondo anche io così'”.
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Non hai fatto duetti, ma c'è una canzone, Parigi sei tu, dove hai campionato voce di Édith Piaf... “È una donna che vive in questa situazione francese, di lotta, di cambiamenti, di rivoluzioni e attentati. Lei attraverso la sua bellezza vorrebbe essere una nuova Marianne che protegge il suo Paese. Ecco perché Parigi sei tu, tutti vorremmo essere lei”.
Ascoltando le 12 tracce sembri più cantautore del solito... “Probabilmente questo disco ha iniezioni particolari, perché mi sono rinnamorato della musica; mi ha fatto capire che è ancora bello scrivere una canzone e sentire qualcuno che dice 'Mi ritrovo in questo messaggio, l'ho vissuto anche io'. In questo periodo sono stato più cantautore di prima”.
Anche dal punto di vista dei suoni, è un disco più minimalista. “È un progetto che non ha avuto una produzione premiata, ho lavorato con Placido Salamone e Taketo Gohara, che sono molto acustici, con una grande cultura analogica. È un disco essenziale, che però non è ancora il disco che voglio fare io, ma che arriverà...”.
Nel fuori onda abbiamo scoperto che c'è molto del tuo passato dentro di te... “Certo, tutti i sogni di quel ragazzo della periferia di Milano che ascoltava rock con il battipanni della mamma in mano si sono avverati. Un giorno mia mamma mi ha messo una palma gigante con sotto un finto mare, davanti alla parete. Quando le ho chiesto perché lo avesse fatto, mi ha detto che voleva aprire il mio orizzonte. Io invece non ho scritto più canzoni e mi sono intristito. Ne ho parlato in Immagina: quel muro bianco era tutto, il futuro. Parlare del passato è parlare del futuro, è importante sapere qual è la storia che sta dietro a una persona”.
Quest'album si riassume nel motto “Esserci”: “Tutto sommato è meglio esserci”. Il brano L'amore muore si apre con questa frase... “Nascondersi o non esserci può sembrare momento di salvezza, ma a furia di chiudersi si rimane isolati, all'inizio sembra di aver risolto ma fuori c'è un mondo che corre, che va. Esserci anche nei momenti più brutti significa portare la tua fiducia nei confronti del mondo, bisogna pensare al dopo”.
Beata te è la canzone preferita di Laura Pausini. “Si vede che si riconosce. Beata te è un'anima, può essere uomo o donna. Sono le persone che magicamente arrivano quando hanno svuotato la loro anima e vengono a chiederne un po' della tua. La cosa bella è non arrabbiarsi più, se hai scelto una persona, la accetti. Ha una veste anche un pelo cinica. È un po' come Se io, se lei”.
Parliamo invece di tour e live... “Ancora non ho le idee chiare. Un uomo può non avere idee chiare. Sarà al teatro, al bar o all'oratorio. Intanto godiamoci il disco. Occhio perché nei teatri bisogna sapere tutte le canzoni perfettamente, dovete avere il tempo di studiarle”.
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